I fatti loro #5: La Biblioteca di Zosma
Grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda.
Grazie a te di avermi proposto quest’intervista, sono lusingata.
1 – Parlare di libri, recensirli, raccomandarli o meno, insomma, dare un giudizio su un testo comporta sempre che lo si sia letto prima. Perciò, la prima cosa che ti chiedo è come ti sei avvicinata/o alla lettura di narrativa fantasy e di fantascienza (se la leggi)?
Mi sono avvicinata alla lettura alle elementari grazie alla mia maestra di italiano. Organizzavamo una piccola biblioteca di classe dove portavamo uno o più libri a testa per scambiarceli. Affinché non odiassimo la lettura, per lei era importante che scegliessimo noi cosa ci piacesse leggere, non lei o i nostri genitori, quindi non aveva pregiudizi verso la narrativa fantastica di qualsiasi genere o i fumetti. Direi che il suo metodo ha funzionato.
2 – Qual è stato il primo libro del genere che hai letto e a che età?
Penso di averne sempre letti, sin da quando ho imparato a leggere, ma il primo di cui ho memoria è Il Mago di Oz, proprio grazie alla biblioteca di classe della mia maestra. Tutt’oggi resta il libro con il colpo di scena che più mi ha sorpresa nella mia carriera di lettrice. E poi qualche anno dopo c’è stata la serie di Nina – La bambina della sesta luna, di Moony Witcher.
3 – Un classico: qual è il tuo autore fantasy preferito? E quale delle sue opere, se ne ha scritte più di una?
La mia autrice del cuore (ebbene sì, ne ho uno anch’io) è Laini Taylor. Tra tutte le sue opere, la mia preferita è la dilogia del Sognatore, perché esce dagli schemi narrativi classici in cui basta uccidere il cattivo per risolvere il problema. In questa dilogia ci sono due fazioni che sono vittime e carnefici in egual misura e la risoluzione del conflitto deve necessariamente passare per vie diverse da quelle delle battaglie campali. È dal primo libro, infatti, che ho preso ispirazione per il nome della mia pagina: la biblioteca della città di Zosma è il primo luogo dove il protagonista sente a casa.
4 – Dato che viviamo in tempi in cui è diffusissimo schierarsi in termini netti, quando hai deciso di iniziare a scrivere presentazioni e recensioni dei libri che hai letto, hai avuto qualche dubbio legato alla condivisione del tuo giudizio su un’opera?
Tendenzialmente non amo le polarizzazioni: quando leggo prendo appunti sui pregi e sui difetti, che il libro mi piaccia o meno, nel modo più oggettivo che posso, perché posso aver amato o odiato una lettura, ma dubito che a qualcuno interessi cosa piace o no a me. Si tratta di dire a chi mi legge se quella lettura può fare al caso suo, per cui il mio gusto personale è rilevante solo fino a un certo punto. Tuttavia, una volta ho avuto un dilemma per un libro ricevuto in omaggio da una casa editrice per il quale ho scritto una recensione totalmente negativa. Nonostante l’impegno, non sono riuscita a trovare nulla di salvabile, né nella forma né nei contenuti, ma sapevo che la fanbase della persona che ha scritto il libro è particolarmente accanita. L’idea di venire attaccata sui social non mi faceva impazzire, quindi ero indecisa se pubblicare una recensione o non parlare affatto di un libro che ritenevo problematico. Alla fine ne ho parlato. Qualche critica c’è stata, ma la cosa mi ha creato meno ansia di quanto mi aspettassi.
5 – Libro elettronico o cartaceo?
Personalmente, leggo su tutti i supporti, inclusi gli audiolibri. Alla fine, come direbbe la mia maestra, l’importante è che si legga. Per me è tutta questione di dove ti trovi: se sei in vacanza ti conviene portarti dietro un e-reader per non avere la valigia pesante, se invece si tratta di studiare, meglio gli appunti su carta, perché la memoria si deteriora meno. Se sei sull’autobus, audiolibro tutta la vita.
6 – Un libro che è piaciuto a tutti ma non a te?
Quante battute ho per rispondere? Se devo prendere in considerazione un libro che non mi è piaciuto, ma che comunque rispetto da un punto di vista letterario perché non si tratta di un fenomeno commerciale momentaneo, mi viene in mente Piranesi, di Susanna Clarke. In pratica è una rivisitazione in metaromanzo moderno del mito della caverna di Platone, ma io l’ho trovato un’idea ristagnante e un po’ pretenziosa; non mi ha lasciato nulla e preferisco leggere il mito originale. Nutro comunque rispetto per l’opera perché non è brutta o problematica, solo, non mi è piaciuta.
7 – Un libro che è piaciuto solo a te?
Anche qui, potrei andare avanti per delle ore. Il primo che mi viene in mente è The Giver – il donatore, di Lois Loury, il primo di una serie per ragazzi di quattro libri apparentemente scollegati, ma che si ricongiungono nell’ultimo romanzo e quindi ci vuole pazienza per capire dove si va a parare, anche perché secondo me ha varie stratificazioni di significato. Me ne hai chiesto uno solo, ma te ne dico un altro. Echi in tempesta, di Chirstelle Dabos, ha fatto molto discutere per il suo finale. Io, invece, sono stata conquistata proprio da quello, per nulla fanservice, anche se ammetto che il libro è tutt’altro che esente dall’avere difetti.
8 – Dove ti possono trovare le persone in rete? Instagram, tiktok, blog, facebook? Lasciaci pure i link ai tuoi profili.
Su Instagram @labibliotecadizosma e sul mio blog labibliotecadizosma.blogspot.com
9 – Sarai presente al prossimo Salone del Libro a Torino?
Non ho ancora deciso, perché dipende da chi inviteranno come ospite e da quanto sarò libera in quel periodo.
10 – Un pensiero da lasciare a chi sta leggendo?
Grazie di aver dedicato un momento a leggere questa intervista e mi scuso davvero se sono sembrata snob, giuro che sono una persona quasi normale dopo aver bevuto il primo caffè al mattino.